BMW 2002: una giornata tra storia ed emozioni

BMW 2002
La linea di demarcazione che esiste tra la salvaguardia dell’auto classica e l’emozione che tale auto suggella nel momento in cui ci si mette alla guida è sempre più sottile. Molto spesso si viene accusati di esser sacrileghi nell’oltrepassare tale limite, ma le auto sono prima di tutto emozione.

Il proprietario di questa magnifica BMW 2002 immortalata nello shot fotografico di Petrolicious sembra aver raggiunto uno stato dell’arte tra preparazione storica e tocco personale: alcuni tocchi d’oro ed altri volutamente non ritoccati, danno il meglio dell’estetica alla piccola sportiva di Monaco.


Tutto sembra sospeso nel tempo, ma tuffiamoci nel racconto di Alexander Bermudez alla scoperta di questa piccola sportiva.

Durante la ricerca di parole che caratterizzano l’esperienza che si ottiene da una vettura sportiva moderna, “frustrante” non è quello che ci si aspetta ti venga in mente. Eppure, con così tanto potere e così poche opportunità di usarlo, ho avuto difficoltà a trovare un termine più adatto di questo. Naturalmente, la vettura non è nuova ed ovviamente era veloce paragonata alle altre vetture ad alte prestazioni del tempo. Tuttavia, non sembra esserci fine al continuo rincorrersi tra i produttori di auto per la ricerca di prestazioni che il pubblico richiede. Eppure, la vecchia idea di guidare una macchina lenta-veloce sembra oggi più che mai attuale e nessuno più di mettersi alla guida della BMW 2002 del 1971 di Radu Muntean. I parafanghi tutt’altro che smussati punteggiano i quattro angoli della vettura, dando una idea di “mansueto” ad una BMW che sembra sul piede di guerra. Luci fendinebbia gialle, cerchi Minilite ed un aggressivo spoiler anteriore da un sapore Rally alla vettura.
Dal retro, la targa si legge, “Point”, un riferimento al caratteristico blu petrolio della vettura. L’idea di Radu nel design automobilistico, accoppiato con il suo talento innato per il colore e la ricerca del particolare – quasi fetish – rende l’auto assolutamente irresistibile.
Al suo interno,c’è solo lo stretto necessario: un volante, un cambio, due posti, un roll bar e non molto altro. La BMW prende vita a scossoni non appena si gira la chiave ed il motorino di avviamento fa cantare il famoso 6 cilindri bavarese.
Nello specifico abbiamo il 6 cilindri M20 ricevuto in prestito da una BMW E30 che risuona attraverso la cabina con un fare metallico, che si traducono in un invio di esplosioni energetiche di adrenalina ai miei polpastrelli; lo sterzo non assistito diventa più leggero come si preme il pedale dell’acceleratore in maniera pesante.
In pochi istanti, il suono inebriante di gas di scarico (non catalizzato) della vettura urla fino alla seconda marcia. Obbedisco, ma la macchina vuole di più: terza, quarta e quinta marcia seguono rapidamente. Mi sento come il conduttore di una sinfonia di combustione. Il suo motore 6 cilindri morde la strada verso Oak Knoll Avenue, Pasadena.
Davanti, un semaforo rosso ispira una doppietta in scalata rapida, che scatena a sua volta gli allarmi delle auto parcheggiate nei dintorni. Come la luce verde si accende, pigio il pedale dell’acceleratore e mi godo una serie di traversi a pieno regime; l’auto risponde a sua volta con una ferocia innata e solo la mancanza del tachimetro, per fortuna, non ci avverte a che velocità stiamo bruciando l’asfalto.
Finalmente fuori della città, è il momento di capire di che pasta è fatta quando si ha a che fare con la strada aperta. Viaggiamo a nord verso il Grapevine.
Il singolo albero a camme in testa del suo motore M20 incita all’utilizzo di un piede destro pesante, ma la mancanza di strumentazione che segni la velocità, lascia alla speculazione selvaggia l’idea della stessa e la mia patente suscettibile di esser stracciata a termine della legge. Tuttavia, in questo momento, il tutto è così elettrizzante che il senso di moderazione è andato rapidamente perso… per la velocità o per la macchina?
Quattro corsie in direzione nord di superstrada si muovono delicatamente verso il Tejon Pass, ma nubi scure si fanno strada nel verde delle colline circostanti, gettando ombre minacciose contro i Monti Tehachapi avanti al nostro sguardo.
Come ad un segnale, la percussione della pioggia batte i piani orizzontali di questa piccola bomba azzurra. L’acqua piovana viene fortunatamente spinto via dal parabrezza, i tergicristalli non funzionano, comunque. All’interno, la condensa si sviluppa rapidamente; in aiuto ho i piccoli deflettori anteriori aperti, anche se questo non è altro che cambiare un fastidio con un altro, dato che le gocce d’acqua trovano facilmente la strada per la mia spalla ed il sedile. Mentre il traffico a causa della pioggia si intensifica, il parabrezza viene invaso da sfavillanti luci di stop delle auto che mi precedono, a forma di stella per giunta, dato il vetro usurato. Comincio a sentire la netta sensazione di pelle umida ed inizio a zigzagare da una corsia all’altra, afferrandomi al volante, in un vano tentativo di eludere il traffico e schiacciare di nuovo sull’acceleratore. La pioggia poi si placa, il traffico si dirada, e riesco a dirigermi a nord fino a raggiungere Lake Huges Road.  La strada consente di bruciare gomme e vapori di benzina senza problemi ed appunto le sue Toyo iniziano a stridere mentre l’auto si inerpica per il misto veloce. L’auto è ben bilanciata, ma il gioco nella colonna dello sterzo diventa sintomatico come la strada diventa sempre più tecnica.
Il cambio, d’altra parte, è un delizioso pezzo di ingegneria che senza dubbio è stata l’invidia dei rivali a Stoccarda. Con il suo funzionamento setoso, ci si dimentica facilmente che questa trasmissione per BMW Serie 3 E30 è stata concepito e costruita anni fa. Dopo diversi chilometri attraverso il paesaggio, arriviamo alla Templin Highway, un pezzo impressionante di asfalto che non trasmette assolutamente nulla. L’unica cosa veramente positiva è che confina con un frammento di US Route 99, che una volta era il corridoio di transito primario dal Messico al Canada fino a quando fu dismesso nel 1968.
La BMW è a suo agio sulla vecchia strada; la combinazione di ruote da quindici pollici e fianchi alti permettono al telaio di seguire la superficie del manto stradale non in ottime condizione, con un equilibrio sorprendente. Il paesaggio circostante è così drammatico come è variegata la morfologia: le montagne innevate si affacciano sulla rigogliosa valle sottostante in un alternarsi di verde, bianco e sfumature di giallo. Le tortuosità della strada si interrompono bruscamente fino al segnale di “Road Closed”; alzai le spalle e feci ritorno alla Interstate.
Smokey Bear Road è un strada solitaria a 60 miglia a nord di Pasadena; senza punti visibili di interesse, si potrebbe facilmente essere scusato per la guida selvaggia senza pensarci due volte. Ma per quelli che non lo fanno, c’è un vastità di terreno ghiaioso nella State Recreation Area della Hungry Valley, uno dei più grandi parchi fuoristrada della California e sede della Gorman Ridge Rally. Certo, il Park Ranger sembrava un po’ perplesso quando ho schiacciato il gas fino all’entrata sud in una berlina sportiva con assetto ribassato e pneumatici radiali composti. Gli ho assicurato che ero un idiota completo e che tutto sarebbe andato bene. Sembrava essere d’accordo e mi fece cenno di andare!
Com’era prevedibile, una volta dentro, le strade sterrate del parco hanno ridotto la presa al suolo del BMW al quasi nulla assoluto.
Sotto forti accelerazioni, le ruote posteriori si muovono tanto lateralmente tanto quanto hanno fatto in avanti; una combinazione di controsterzo da rizzare i capelli e l’input dell’acceleratore mantenuto costante fa portare l’auto a “bandiera”, con una nuvola di polvere che mi insegue nell’Hungry Valley Road.
In quel momento, è diventato chiaro che guidare una vettura a trazione posteriore sulla ghiaia è molto divertente ed entusiasmante. Non è una sorpresa che nell’Hungry Valley è così popolare tutto l’anno. La BMW ha riguadagnato la trazione nel momento in cui incontriamo il duro asfalto di Gold Hill Road. Abbiamo iniziato a coprire più terreno ora e mentre alcuni sprazzi di polvere entrano attraverso il finestrino, una coltre di particelle bianche sottili cominciamo ad entrare all’interno del vano pieni della vettura. Indipendentemente da ciò, la BMW è stata senza dubbio nel suo habitat naturale, felicemente spostandoci sul lungo nastro d’asfalto grumoso verso Gorman. L’autista, invece, era occupato a conciliare il fatto che il rally sarebbe senz’altro nel suo futuro, aggiungendo un lungo elenco di attività automobilistiche malviste dalla sua metà. Dopo ore al volante, le simpatiche vibrazioni della BMW hanno cominciato a svuotare il mio entusiasmo. L’auto di Radu è tonificante, per usare un eufemismo, ma molto simile alla mia salsa piccante preferita, a volte può sopraffare il palato. Mi trovo debolmente a girare in “folle” per attutire sia il suono che le vibrazioni ogni volta che l’opportunità si presenta. La mia fatica è un sintomo di soddisfazione, e una testimonianza di brillantezza un po’ inaspettato da questa vettura.
Dopo tutto, ho passato la giornata ad estrarre ogni grammo di potenza del motore da 2,5 litri, e, cosa ancora più importante, non abbiamo mai raggiunto una velocità degna di attenzione della legge. Cosa si può chiedere di più dalla macchina di un vero pilota?

 

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