Fiat Lux: morto Sergio Marchionne

Mark Thompson/Getty Images

Mark Thompson/Getty Images

Addio all’ex AD di FCA, Sergio Marchionne. Caparbio, con spirito di abnegazione e nazionalistico e con il suo immancabile pullover nero

Il presidente della holding EXOR e della stessa FCA, John Elkann, ha affidato a questo breve comunicato le sue parole:

“È accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler. Rinnovo l’invito a rispettare la privacy della famiglia di Sergio”.

Stamani, all’età di 66 anni, ci lascia Sergio Marchionne. Doveva esser un intervento “di routine” per la rimozione di un sarcoma alla spalla destra che lo aveva costretto ad assumere farmaci cortisonici per lenire il dolore. Sempre sorridente in pubblico, fiero di ciò che aveva realizzato, purtroppo non è riuscito a vincere una delle sue ultime battaglie, dove tutti  – ahi noi – dobbiamo pagare dazio.

Da Fiat a FCA

L’arrivo in Fiat è fortemente voluto da Umberto Agnelli, che intravede nel manager Italo-Canadese, le potenzialità per far cresce a livello mondiale Fiat Auto. Arriva da una strabiliante esperienza in SGS – azienda leader mondiale nei servizi di ispezione, verifica e certificazione – che lo fa approdare in Fiat a seguito della sostituzione di Giuseppe Morchio quale futuro AD di Fiat Auto.

Inizia la rivoluzione. Si ritrova a maneggiare un gruppo che era ancora facente parte della Joint Venture con General Motors (2000), il quale aveva ridotto l’italico marchio – ad eccezione di Maserati e Ferrari – in una succursale d’oltre oceano. Prelevando tecnologia nel campo motori diesel e nella progettazione snella. 

La magia con General Motors

Inizia una profonda crisi finanziaria che coinvolge sia Fiat, sia GM. I titoli crollano in borsa. Fiat passa da 7 euro ad azione a circa 1.5 euro ad azione. La stessa GM non è immune dalla crisi e scende a 40 dollari per titolo (partendo da 55). GM, secondo gli accordi, aveva l’opportunità di acquistare Fiat Auto per il restante 80% (l’accordo prevedeva 20% iniziale per poi salire, con Fiat azionista privato di maggioranza in GM a 5.15 %), ma inaspettatamente nel 2005 Marchionne vola a Detroit e mostra i libri contabili di GM a…GM stessa.

Il manager dal pullover nero convince gli Americani che non è profittevole acquistare Fiat e che acquisendola porterà al fallimento sicuro il colosso americano. Qui arriva la magia: anziché vendere tutto il comparto auto, che in quel momento vale circa 3 miliardi di dollari, ne chiede 2, per rendere nulla l’opzione put (diritto di vendita) in mano agli Agnelli che, se esercitata, obbligherebbe GM a comprare.

Con 2 miliardi di dollari freschi in cassa, il gruppo riparte. Nuove idee, nuovi prodotti, nuovo marketing…il resto è storia… La nuova 500 conquista il mondo, la Grande Punto è l’auto più venduta in Italia nel biennio 2006-2007, il titolo riparte e, dai minimi di 1.5 euro per azione sale, fino ad arrivare a ben 23 Euro ad azione nel luglio 2007.

Un 2009 di crisi che fa fondere tutti

A seguito delle forti crisi economico-finanziare, molti gruppi automobilistici cercano di sopravvivere collaborando o fondendosi. 

In america, i tre colossi Ford, Chrysler e GM erano alla canna del gas. Ford vende tutta la sua divisione PAG (Premier Automotive Group, che consta in Land Rover, Jaguar, Volvo ed Aston Martin), GM chiude e taglia…resta Chrysler. In Europa la situazione non era di certo migliore. Sergio Marchionne vola di nuovo in America, ma questa volta in Chrysler. 

Nel mese di aprile del 2009 effettua lunghe e travagliate trattative legate all’acquisizione di Chrysler con i sindacati ed il governo statunitensi. Al termine delle trattativa viene raggiunto un accordo che prevede l’acquisizione da parte del Lingotto del 20% delle azioni Chrysler, in cambio del know how e delle tecnologie torinesi, facendo nascere così il sesto gruppo automobilistico del mondo. La trattativa si chiudere con l’acquisizione del 20% di Chrysler il 10 Giugno del 2009.

Grazie alla strategia attuata da Marchionne, la casa automobilistica statunitense nel primo trimestre del 2011 è tornata all’utile e ha ottenuto un risultato netto operativo pari a 116 milioni di dollari.

A maggio 2011, a seguito del rifinanziamento del debito di Chrysler e del rimborso da parte di Chrysler dei prestiti concessi dai Governi USA e Canadese, FIAT ha incrementato la propria partecipazione in Chrysler raggiungendo il 46%.

A luglio 2011, con l’acquisto delle partecipazioni in Chrysler del Canada e del Dipartimento del Tesoro Statunitense, FIAT è arrivata a detenere il 53,5% del capitale di Chrysler.

Quindi, FIAT ha esercitato nei primi giorni del 2012 il diritto di acquistare un’ulteriore partecipazione del 5% in Chrysler a seguito della realizzazione dell’ultimo Performance Event, ovvero la realizzazione di un’auto (Dodge Dart) in grado di percorrere 40 miglia con un solo gallone di benzina (17 km/L), portando così FIAT a detenere il 58,5% del capitale di Chrysler Group LLC.

Il 1º gennaio 2014 infine, FIAT Group completa l’acquisizione di Chrysler acquisendo il rimanente 41,5% dal Fondo VEBA (di proprietà del Sindacato metalmeccanico UAW) salendo al 100% della proprietà di Chrysler, accordandosi per un valore di 3,65 miliardi di US$, di cui 1,75 versati cash e i rimanenti 1,90 in un maxi dividendo di cui FIAT girerà a VEBA la quota relativa al proprio 58,5%.

Quell’accordo sfumato nel 2008 con BMW

Era il 2008 quando i tecnici bavaresi scesero a Torino per allestire un memorandum d’intesa per produrre il nuovo modello di MINI e le future BMW a trazione anteriore. BMW scese uno dei capisaldi delle vetture di segmento A e B: Fiat.

Ci fu un incontro con l’alta dirigenza di Fiat Automobilies, tra cui Sergio Marchionne, che accolse i tedeschi prospettandogli come contropartita tecnica l’utilizzo del pianale Small e Small Wide (quello di G.Punto ed Opel Corsa per intenderci). 

I tedeschi furono impressionati dalla qualità costruttiva del telaio e dell’approccio ingegneristico, ma ravvisarono degli elevati costi produttivi, tali che resero anti-economica la possibile collaborazione con Fiat.

Termini Imerese

Nel panorama Italiano, invece, le cose non vanno meglio. Lo stabilimento di Termini Imerese che fino al 2010 aveva prodotto la Lancia Ypsilon era passato dall’esser uno stabilimento virtuoso ad uno poco remunerativo. A quel tempo la maggior parte della componentistica proveniva dal Nord Italia e questo rendeva il tutto anti-economico. La traversata dello stivale, l’imbarco in nave, l’assenza di un porto nei pressi dello stabilimento, rendevano il tutto molto dispendioso. 

Nel gennaio 2010, durante il suo intervento all’Automotive News World Congress organizzato al Renaissance Center di Detroit l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, affermava categoricamente l’irrevocabilità dei piani di chiusura della fabbrica siciliana dichiarando: “su Termini Imerese la decisione è irreversibile: lo stabilimento sarà chiuso nel 2012″.

La scalata ad Opel

Sempre il 2009, porta alla ribalta le gravi perdite che hanno i marchi Europei sul suolo del vecchio continente. Fra questi, Marchionne, individua Opel, ossia un marchio che aveva già conosciuto all’epoca della JV con General Motors.

Il colosso americano sarebbe disposta a cedere Opel, ma non il suo reparto ingegneristico ed include nell’offerta il marchio Saab. Tra i due colossi c’è un memorandum di intesa. 

Arriva il governo Tedesco che fortemente ostacola l’acquisizione del marchio tedesco da parte degli italiani, ma fossero più inclini nel cederlo ad un altro offerente, ossia a Magna-International. L’accordo tra Magna e Opel rappresenta una «soluzione ragionevole», ha dichiarato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, sottolineando che l’intesa è stata raggiunta con l’aiuto del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con cui Merkel ha avuto un colloquio telefonico poco prima della chiusura delle trattative. ” È una soluzione politicamente ragionevole “. Secondo l’allora presidente della Fiat, Luca di Montezemolo, la vicenda “non è stata una guerra politica tra Paesi. Noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare, la Fiat ha fatto quello che doveva fare e se c’e una decisione diversa ci sono motivi per averla presa“.

Ma neanche così sarà: GM decide di annullare il memorandum e di tenere Opel per se, chiudendo Saab.

Anacronisticamente, nel 2017, GM venderà Opel al gruppo PSA.

Potrebbero interessarti anche...